Chi soffre di emicrania – un tipo di mal di testa intenso e ricorrente – si sarà forse chiesto se questi attacchi possano nascondere un problema più grave, come un ictus cerebrale. In effetti, da tempo la ricerca scientifica esplora la relazione tra mal di testa e ictus, soprattutto per capire se l’emicrania aumenti il rischio di ictus (sia ictus ischemico che ictus emorragico). In questo articolo faremo chiarezza su questo tema, esaminando i diversi tipi di mal di testa e di ictus, i possibili meccanismi di collegamento, i fattori di rischio comuni (come ipertensione e fibrillazione atriale), e le differenze tra donne e uomini. Vedremo inoltre quali sintomi meritano attenzione e richiedono una diagnosi precoce (ad esempio tramite risonanza magnetica), considerando anche il potenziale impatto in Italia in termini di disabilità, qualità di vita e morte. L’obiettivo è spiegare, con un linguaggio accessibile ma rigoroso, in che modo un “semplice” mal di testa possa essere collegato – in alcuni casi – a eventi gravi come l’ictus, e soprattutto cosa possiamo fare in termini di prevenzione e trattamento per proteggere la salute del nostro cervello.
Emicrania e altri tipi di mal di testa

Non tutti i mal di testa sono uguali. La maggior parte delle persone sperimenta talvolta la cefalea tensiva (il classico mal di testa da stress o tensione muscolare) o altri tipi come la cefalea a grappolo. L’emicrania, però, è una forma particolare di mal di testa, spesso più severa e complessa: si tratta di una vera malattia neurologica caratterizzata da attacchi ricorrenti di dolore pulsante (spesso da un solo lato della testa) accompagnati da disturbi come nausea, sensibilità a luce/suoni e talvolta deficit neurologici transitori. In Italia l’emicrania colpisce circa il 18% delle donne e il 6% degli uomini, con un picco entro i 40 anni. Questo significa che quasi una donna su cinque ne soffre, a fronte di circa un uomo su sedici – una differenza di genere notevole dovuta in parte a fattori ormonali e genetici. Inoltre circa un terzo delle persone emicraniche sperimenta la cosiddetta aura: sintomi neurologici temporanei (ad esempio scintillii visivi, formicolii, difficoltà nel linguaggio) che precedono o accompagnano il mal di testa. Proprio l’emicrania con aura è al centro dell’attenzione dei ricercatori per un possibile legame con l’ictus, come vedremo più avanti.
Va sottolineato che l’emicrania, pur causando grande disabilità durante gli attacchi, di per sé non provoca danni permanenti al tessuto cerebrale nella stragrande maggioranza dei casi. Tuttavia, la domanda che sorge è: può l’emicrania aumentare la probabilità di un ictus cerebrale, oppure alcuni ictus presentarsi con sintomi simili a un mal di testa? Per rispondere, è importante capire prima di tutto cosa sia un ictus e come si differenzia da un comune mal di testa.
Ictus ischemico vs ictus emorragico: quando il sangue al cervello non arriva (o esce)

Esempio schematico dei due tipi principali di ictus cerebrale: in alto un ictus ischemico causato da un blocco (coagulo) in un’arteria cerebrale, che interrompe il flusso sanguigno e provoca la morte del tessuto a valle; in basso un ictus emorragico causato dalla rottura di un vaso sanguigno con fuoriuscita di sangue all’interno del cervello.
Un ictus – chiamato anche “stroke” in inglese – è un evento acuto in cui l’apporto di sangue (e quindi di ossigeno) a una parte del cervello viene improvvisamente interrotto o drasticamente ridotto. Questo provoca la morte delle cellule nervose (neuroni) nell’area colpita, con conseguente perdita delle funzioni controllate da quella zona. Dal punto di vista medico esistono due tipi principali di ictus: l’ictus ischemico e l’ictus emorragico. La maggior parte degli ictus (circa l’80% dei casi) è di tipo ischemico, ovvero dovuto a un blocco di un’arteria cerebrale che impedisce al sangue di raggiungere una parte del cervello. Questo causa un’ischemia cerebrale (infarto cerebrale) per mancanza di flusso di sangue e ossigeno al tessuto nervoso. Nel restante 15-20% dei casi abbiamo invece un ictus emorragico, dovuto alla rottura di un vaso con emorragia cerebrale all’interno del cervello. In entrambi i casi le cellule nervose cominciano a morire nel giro di pochi minuti se la circolazione non viene ripristinata.
Clinicamente, l’ictus tipico si manifesta con sintomi neurologici improvvisi: ad esempio debolezza o paralisi di un braccio e/o una gamba su un lato del corpo, difficoltà di linguaggio (parole confuse o impossibilità di parlare), disturbi visivi (vista annebbiata o perdita di metà del campo visivo) e spesso un mal di testa molto forte e insolito. In particolare, un mal di testa improvviso e lancinante è più frequente nell’ictus emorragico (ad esempio nell’emorragia subaracnoidea da rottura di aneurisma), mentre nell’ictus ischemico il mal di testa non è sempre presente o è più lieve. Questi segni clinici d’allarme compaiono di solito all’improvviso (“ictus” in latino significa proprio “colpo”): è fondamentale prestare attenzione a tali sintomi e chiamare subito un medico o il 112, perché un intervento tempestivo può salvare la vita e ridurre le conseguenze. Oggi si dispone di trattamenti efficaci (come i trombolitici o la trombectomia meccanica nel caso dell’ictus ischemico) ma devono essere applicati prima possibile, idealmente entro poche ore dall’evento. Una diagnosi rapida tramite imaging (Tomografia computerizzata TC o risonanza magnetica) permette di distinguere l’ictus ischemico dall’emorragico e avviare il giusto trattamento in tempo.
Quando l’ictus sembra un mal di testa (e viceversa)

Un aspetto da considerare nel rapporto tra mal di testa e ictus è che possono esserci sovrapposizioni nei sintomi, portando a ritardi nella diagnosi. Ad esempio, un’emorragia subaracnoidea (un tipo di ictus emorragico causato dalla rottura di un aneurisma) spesso si presenta con cefalea acuta “a rombo di tuono” – il cosiddetto worst headache of life, il peggior mal di testa della vita – talmente improvviso e violento da essere diverso da qualsiasi emicrania abituale. Purtroppo può capitare che venga scambiato per un “banale” mal di testa, con conseguenze tragiche se il paziente non viene portato subito in ospedale. Alcuni segni aiutano a distinguere: se il dolore alla testa è istantaneo (massima intensità in pochi secondi), accompagnato da vomito, irrigidimento del collo, alterazione dello stato di coscienza o deficit neurologici focali (come quelli descritti sopra), bisogna sospettare fortemente un ictus emorragico e agire immediatamente. Viceversa, anche l’ictus ischemico a volte può manifestarsi con sintomi più sfumati che ricordano un malessere passeggero – ad esempio un breve episodio di confusione, perdita temporanea della vista da un occhio, o un transitorio “formicolio” a un arto che potrebbe essere scambiato per l’aura di un’emicrania. In caso di dubbio, è sempre meglio non sottovalutare la situazione: un controllo medico con esami (come una risonanza magnetica cerebrale) può chiarire la causa dei sintomi e permettere, se necessario, di intervenire prima che sia troppo tardi.
Emicrania e rischio di ictus: cosa dice la scienza

Fatta questa doverosa distinzione, torniamo al quesito centrale: chi soffre di emicrania corre davvero un rischio maggiore di ictus? Diversi studi epidemiologici hanno indagato l’associazione tra emicrania e eventi cerebrovascolari. In generale, è emerso che sì, esiste un legame, ma occorre interpretarlo nel modo corretto. In termini statistici, l’emicrania – in particolare l’emicrania con aura – raddoppia circa il rischio di ictus ischemico in alcune fasce di popolazione. Questo suona preoccupante, ma bisogna considerare che parliamo di rischio relativo: poiché gli ictus in persone giovani sono eventi rari, anche raddoppiando la probabilità, il rischio assoluto per un individuo giovane rimane basso. Ad esempio, uno studio ha stimato che nelle donne di 35-45 anni con emicrania con aura il rischio annuo di ischemia cerebrale (ictus ischemico) sia fino a 6-8 volte maggiore rispetto a chi non ha aura; tuttavia in termini assoluti si parla di circa 19 casi di ictus ogni 100.000 donne emicraniche all’anno – un numero comunque esiguo (0,019%). In altre parole, la stragrande maggioranza delle persone emicraniche non avrà mai un ictus. Ciò non toglie che l’emicrania sia stata identificata come un possibile campanello d’allarme: recenti ricerche su grandi popolazioni hanno confermato un aumento di rischio di ictus negli emicranici di entrambi i sessi. In particolare, uno studio ha rilevato che sia uomini che donne con emicrania presentano un rischio maggiore di ictus ischemico rispetto ai non emicranici. In più, le donne emicraniche hanno mostrato anche un rischio aumentato di infarto del miocardio (attacco di cuore) e di ictus emorragico. Ciò suggerisce che l’emicrania potrebbe essere una sorta di “spia” di predisposizione cardiovascolare generale.
Va detto, per completezza, che non tutti gli studi sono concordi nel quantificare questo legame. Alcune ricerche hanno ridimensionato il ruolo dell’emicrania come fattore di rischio, sostenendo che se si considerano bene gli altri fattori confondenti, l’effetto diretto dell’emicrania potrebbe non essere così forte. La ragione dell’associazione emicrania-ictus infatti non è ancora del tutto chiara. Gli esperti sottolineano che potrebbe non essere l’emicrania in sé a causare l’ictus, ma piuttosto che chi soffre di emicrania presenta più spesso altri fattori o caratteristiche che aumentano il rischio di ictus. Vediamo quali potrebbero essere questi meccanismi sottostanti.
Meccanismi possibili: perché l’emicrania può favorire l’ictus

Perché mai un mal di testa emicranico dovrebbe avere a che fare con un ictus? I ricercatori hanno formulato diverse ipotesi, e probabilmente non esiste una singola spiegazione bensì un insieme di concause. Ecco i principali punti di vista emersi finora:
Alterazioni dei vasi sanguigni (vasospasmo e ipoperfusione) – Durante l’aura emicranica si verifica nel cervello un fenomeno chiamato depressione corticale propagante, una temporanea ondata di depolarizzazione neuronale seguita da una riduzione del flusso sanguigno cerebrale. Questo stato di ischemia transitoria potrebbe, in rari casi, non risolversi completamente e provocare un piccolo infarto cerebrale, configurando quello che viene definito ictus emicranico. Inoltre l’emicrania comporta una reattività anomala dei vasi, con episodi di vasocostrizione (spasmo delle arterie) seguiti da dilatazione: nei soggetti predisposti, un vasospasmo prolungato potrebbe facilitare un ictus ischemico, mentre la successiva fase di dilatazione brusca potrebbe – teoricamente – contribuire a rotture di vasi fragili causando ictus emorragici.
Tendenza alla coagulazione e altre anomalie del sangue – Studi hanno trovato in alcuni pazienti emicranici livelli alterati di fattori della coagulazione e sostanze pro-infiammatorie. Ad esempio, è stata riscontrata un’associazione tra emicrania (soprattutto con aura) e presenza di anticorpi antifosfolipidi o di elevati livelli di omocisteina, entrambi elementi che possono favorire la formazione di coaguli nel sangue. Un particolare polimorfismo genetico (MTHFR C677T) legato all’omocisteina è risultato comune a emicrania e ictus. Queste predisposizioni biologiche potrebbero quindi costituire un terreno fertile sia per l’attacco emicranico che per l’evento ischemico.
Difetti cardiaci e microemboli – Un collegamento interessante riguarda il forame ovale pervio (PFO), un piccolo difetto cardiaco presente in circa il 25% della popolazione. Si tratta di una comunicazione aperta tra gli atri del cuore che può permettere al sangue venoso di bypassare i polmoni. In presenza di un PFO, piccoli coaguli (che normalmente verrebbero filtrati nei polmoni) possono passare in circolo e raggiungere il cervello, causando ictus ischemici chiamati embolie paradosse. Ebbene, è stato osservato che le persone con emicrania hanno una prevalenza maggiore di PFO rispetto ai non emicranici. Una revisione ha trovato che individui con PFO hanno probabilità circa 5 volte superiore di soffrire di emicrania, e in alcuni casi la chiusura del PFO (mediante procedura cardiologica) ha portato a miglioramenti dell’emicrania.
Fattori di rischio condivisi (stile di vita e altre malattie) – Forse il legame più forte tra emicrania e ictus sta nel fatto che certi individui presentano fattori di rischio cardiovascolari che contribuiscono a entrambe le condizioni. Ad esempio, chi soffre di emicrania con aura tende ad avere più spesso colesterolo alto e ipertensione rispetto ai non emicranici. L’ipertensione arteriosa è il principale fattore di rischio per l’ictus (aumenta enormemente la probabilità sia di ictus ischemico che emorragico), e non sorprende che anche molti emicranici ne siano affetti. Altri fattori correlati includono l’obesità, la sedentarietà, una dieta poco sana e il fumo di sigaretta. Proprio il fumo merita menzione: oltre ad aumentare di per sé il rischio di ictus (da 1.5 fino a quasi 2 volte nei fumatori accaniti rispetto ai non fumatori), è stato osservato che i fumatori hanno più crisi emicraniche e gli emicranici tendono a fumare di più della media. Fumo ed emicrania rappresentano quindi un’accoppiata pericolosa. Se poi aggiungiamo altri elementi come gli estrogeni della pillola anticoncezionale, il cocktail di rischi può diventare esplosivo: nelle donne giovani che soffrono di emicrania e contemporaneamente fumano e assumono la pillola, il rischio di ictus ischemico può risultare aumentato fino a 34 volte rispetto a chi non ha questi fattori!
Farmaci vasoattivi per l’emicrania – Un ulteriore elemento da considerare sono alcuni trattamenti usati per l’emicrania. Gli ergotamina e derivati, vecchi farmaci antiemicranici, agiscono causando vasocostrizione delle arterie cerebrali; se usati in dosi elevate o in individui con vasi già compromessi, potrebbero teoricamente scatenare un ischemia. Al contrario, i nuovi farmaci di prevenzione dell’emicrania (anticorpi monoclonali anti-CGRP) non hanno effetti vasocostrittori e sono preferibili nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Anche l’abuso di alcuni analgesici comuni (come FANS tipo ibuprofene) è stato associato a un incremento del rischio di ictus se usati cronicamente – in parte perché possono aumentare la pressione sanguigna o favorire problemi cardiaci. Quindi, una gestione ottimale e moderna dell’emicrania, con terapie adeguate e controllo dei fattori di rischio, è un tassello importante per ridurre il rischio complessivo.
In sintesi, l’emicrania può essere vista come un “terreno fertile” in cui vari fattori (genetici, vascolari, ematologici, comportamentali) si combinano aumentando leggermente la probabilità che si verifichi un ictus, soprattutto in presenza di concause. Non c’è evidenza che un comune mal di testa da solo “sfoci” in un ictus; piuttosto, l’emicrania va considerata come un indicatore di possibili fragilità del sistema circolatorio cerebrale.
Donne e uomini: chi rischia di più?

L’ictus cerebrale in generale colpisce più spesso gli uomini di mezza età rispetto alle donne, ma queste ultime tendono a recuperare il divario nelle fasce anziane (anche perché, vivendo più a lungo, hanno più anni a rischio di ictus). In totale, contando anche l’età avanzata, il numero di ictus nel corso della vita risulta simile o persino maggiore nelle donne. L’emicrania, invece, è nettamente più frequente nelle donne giovani e di mezza età (3 volte più comune che negli uomini). Questa differenza ha implicazioni importanti: storicamente l’associazione tra emicrania e ictus è stata messa in risalto soprattutto nelle donne, specie quelle sotto i 50 anni, anche perché alcuni fattori di rischio (come l’uso di contraccettivi orali) riguardano principalmente il sesso femminile. Abbiamo visto che fumare e usare la pillola anticoncezionale mentre si soffre di emicrania con aura aumenta enormemente il rischio di ictus ischemico nelle donne. Inoltre, condizioni come la gravidanza e il postpartum – esclusivi del genere femminile – possono rappresentare periodi di rischio sia per emicranie più forti sia per complicanze vascolari (ad esempio la pre-eclampsia, caratterizzata da ipertensione e mal di testa, che può sfociare in convulsioni o ictus).
Detto ciò, dati recenti suggeriscono che anche gli uomini emicranici non sono esenti da rischi: studi hanno messo in luce che anche tra i maschi emicranici il rischio di ictus ischemico risulta aumentato. La differenza è che le donne hanno in più un rischio aumentato di infarto cardiaco e di ictus emorragico, probabilmente per motivi ormonali o per la maggiore longevità. In ogni caso, il messaggio chiave è che l’attenzione va mantenuta alta per entrambi i sessi: le donne giovani con emicrania devono fare particolare attenzione ai fattori di rischio modificabili (fumo, pillola, pressione, ecc.), e gli uomini emicranici non devono pensare di essere “immuni” dall’effetto. Tutti, indipendentemente dal sesso, possono trarre beneficio da uno stile di vita sano e controlli medici regolari per tenere a bada i fattori di rischio vascolari.
L’impatto dell’ictus: disabilità, morte e salute pubblica

Per capire perché è così importante prevenire gli ictus (specie nelle persone con emicrania e altri fattori di rischio), basta considerare l’enorme impatto di questa patologia. L’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità nell’adulto e la terza causa di morte nei paesi sviluppati. In Italia, ogni anno si verificano circa 150.000 nuovi casi di ictus. Di questi, si stima che circa 4.200 colpiscano persone con meno di 45 anni – quindi in età lavorativa o giovanile – e circa 10.000 riguardino individui sotto i 54 anni. La maggior parte degli ictus avviene in persone più anziane, ma non si tratta affatto di un problema esclusivo della terza età: anche i giovani possono esserne vittime, soprattutto se presentano fattori di rischio importanti o condizioni predisponenti (anomalie vascolari, disturbi della coagulazione, uso di droghe, ecc.).
Le conseguenze di un ictus possono essere devastanti. Circa un terzo dei pazienti muore entro un anno dall’evento, e molti sopravvissuti restano con disabilità permanenti di grado variabile. I postumi tipici includono paralisi o perdita di forza a un lato del corpo, difficoltà o disturbi del linguaggio (afasia), problemi di vista, di memoria e cognitivi, fino ad alterazioni del comportamento e della personalità. Questi problemi possono compromettere gravemente la capacità di svolgere le attività quotidiane e la qualità di vita della persona colpita, richiedendo spesso lunghe riabilitazioni e l’assistenza di familiari o caregivers. Dal punto di vista della salute pubblica, il “peso” degli ictus è enorme: basti pensare ai costi sanitari per le ospedalizzazioni, le terapie e la riabilitazione, oltre al carico sulle famiglie. Dunque, ridurre anche solo di poco il numero di ictus – ad esempio prevenendo quegli alcuni casi potenzialmente legati a emicrania mal gestita o fattori di rischio trascurati – significa evitare molta sofferenza e migliorare la salute collettiva.
Prevenzione e consigli: come proteggere cervello e vasi

Cosa possiamo concretamente fare per ridurre i rischi? Gli esperti sono chiari: prevenire l’ictus si può (e si deve), agendo sui noti fattori di rischio modificabili e gestendo al meglio le proprie condizioni di salute. Ecco qualche consiglio, valido in particolare per chi soffre di emicrania ma utile a tutti in generale:
Controllare la pressione arteriosa e la salute del cuore: La pressione alta è il fattore di rischio numero uno per l’ictus. Tenere i valori pressori sotto controllo (idealmente <130/80 mmHg, o secondo indicazione medica) è fondamentale. Allo stesso modo, bisogna diagnosticare e curare eventuali patologie cardiache come la fibrillazione atriale – questa aritmia, spesso asintomatica, causa ristagno di sangue nel cuore e formazione di coaguli che possono migrare al cervello; non a caso la fibrillazione atriale è causa frequente di ictus cardioembolici, ma con adeguata terapia anticoagulante il rischio si riduce drasticamente. Un semplice elettrocardiogramma può rilevare l’aritmia: è bene che chi ha emicrania, soprattutto se non giovanissimo, si assicuri di non avere questo problema silente.
Niente fumo e cautela con la “pillola”: Smettere di fumare è probabilmente la cosa più efficace che si possa fare per la propria salute vascolare – vale per tutti, ma chi soffre di emicrania dovrebbe sentirsi ancor più motivato visti i legami spiegati prima. Il fumo aumenta di molto i rischi di infarto e ictus, oltre a peggiorare le emicranie, quindi eliminarlo porta solo benefici. Per le donne emicraniche, soprattutto se over 35, è importante discutere col proprio medico la scelta di metodi contraccettivi: gli estrogeni dei contraccettivi orali combinati possono aumentare la coagulabilità del sangue e aggiungere rischio nelle donne con aura. Spesso si opta per pillole solo progestiniche o altri sistemi a minor impatto vascolare. In ogni caso, fumo + emicrania + pillola è una combinazione da evitare categoricamente.
Stile di vita sano e controllo metabolico: Una dieta equilibrata (ricca di frutta, verdura, pesce, povera di sale e grassi saturi), il peso forma, e una regolare attività fisica aiutano a prevenire non solo l’ictus ma moltissime malattie (diabete, infarto, ecc.). Anche chi soffre di emicrania dovrebbe cercare di seguire queste indicazioni: oltre a proteggere i vasi sanguigni, spesso uno stile di vita sano contribuisce a ridurre la frequenza degli attacchi di mal di testa (ad esempio, l’esercizio moderato e regolare è noto che nel lungo periodo può diminuire l’intensità delle emicranie in alcune persone). Se si hanno problemi di colesterolo alto o diabete, è importante aderire alle terapie e ai controlli medici, perché anche questi fattori incidono sul rischio vascolare.
Consultare il medico per emicranie “diverse dal solito”: Chi soffre da anni di emicrania impara a conoscere il proprio mal di testa. Se però compaiono sintomi nuovi – ad esempio un’aura insolita, un dolore alla testa molto più intenso del normale, o persistono deficit oltre la risoluzione dell’attacco – è prudente rivolgersi al medico senza aspettare. Potrebbe non essere nulla di grave, ma solo tramite una valutazione (e se necessario esami come una risonanza magnetica) si può escludere con certezza un TIA (attacco ischemico transitorio) o un piccolo ictus. Tempestività e prudenza sono essenziali: meglio un controllo in più per un’emicrania atipica, che ignorare un possibile segnale di allarme. Ricordiamo sempre l’acronimo FAST (Face-Arms-Speech-Time) per riconoscere i segni dell’ictus: paralisi facciale (bocca storta), debolezza del braccio, difficoltà di parola – se presenti, ogni minuto conta.
Seguire le terapie preventive per l’emicrania: Infine, un consiglio per chi ha emicranie molto frequenti: valutare con lo specialista neurologo l’opportunità di una terapia di prevenzione. Ridurre la frequenza degli attacchi può migliorare la qualità di vita e forse (anche se non provato direttamente) ridurre l’infiammazione e le sollecitazioni vascolari croniche legate all’emicrania. Oggi ci sono farmaci innovativi e più sicuri sul piano cardiovascolare; ad esempio, gli anticorpi anti-CGRP non causano vasospasmo come facevano alcuni vecchi farmaci. Curare bene l’emicrania significa anche ridurre al minimo gli abusi di antidolorifici, che come visto non sono innocui se presi in eccesso. Insomma, tenere l’emicrania sotto controllo fa parte di un approccio globale di prevenzione.
Conclusioni

In conclusione, il legame tra mal di testa e ictus esiste ma va compreso nel giusto contesto. L’ictus è una patologia grave, spesso prevenibile, che rappresenta un enorme problema di salute pubblica (prima causa di disabilità e tra le prime di morte in Italia). L’emicrania, d’altra parte, colpisce milioni di persone e può essere estremamente invalidante durante gli attacchi, pur senza causare danni permanenti. Le evidenze scientifiche indicano che chi soffre di emicrania – specialmente di emicrania con aura – ha una probabilità lievemente maggiore di andare incontro a un ictus ischemico rispetto a chi non ne soffre. Questo non significa affatto che ogni emicranico debba vivere nel terrore di un ictus (il rischio assoluto resta basso), ma suggerisce che l’emicrania può essere un indicatore di vulnerabilità vascolare. Di conseguenza, è doppiamente importante per gli emicranici prendersi cura dei propri fattori di rischio: tenere a bada pressione, cuore, abitudini di vita poco sane. In particolare, le donne con emicrania dovrebbero evitare il fumo e valutare con attenzione l’uso della pillola anticoncezionale, dato che queste cause di rischio sommate all’emicrania creano un mix pericoloso.
Infine, ricordiamo che un mal di testa può essere (raramente) la spia iniziale di un ictus in atto: se il dolore è diverso dal solito, acuto e associato a sintomi neurologici, è fondamentale agire subito e far diagnosticare la situazione con gli strumenti adeguati (come la risonanza magnetica). Diagnosi precoce e intervento immediato possono fare la differenza tra un evento grave e uno risolto senza perdita di autonomie. Conoscere i segnali e i fattori di rischio ci permette di giocare d’anticipo: prevenire un ictus è sempre meglio che curarlo. In questo modo, chi soffre di mal di testa potrà continuare la propria vita con maggiore serenità, sapendo di fare il possibile per tenere al sicuro il bene più prezioso – la salute del proprio cervello.
Fonti:
- Giovanni Esposito, ANSA Salute, 14 giugno 2023.
- Società Italiana di Neurologia – Dati epidemiologici e fisiopatologia dell’ictus.
- A.L.I.Ce. Italia Onlus – Studio danese su emicrania e rischio cardiovascolare.
- ANIRCEF – Approfondimento “Emicrania e rischio di ictus”.
- American Heart Association – Migraine and Stroke Risk.
- Stroke Therapy Revolution – Articoli informativi sull’ictus.