Come tutte le metafore, anche questa del paziente guerriero e dell’ictus come il mostro da sconfiggere, si presenta come un’innocua figura retorica in grado di dare enfasi ad una fase del percorso del paziente. È tutt’altro che innocua e come tutte le metafore, non serve solo per dare enfasi o a colorire un insieme di termini, ma definisce l’esperienza e il comportamento.
Metafora e vita quotidiana
È il titolo di uno dei testi più celebri di George Lakoff, professore di scienze neurolinguistiche alla Barkeley University, nel quale viene mostrato come le metafore, anche quelle più innocenti e di uso comune, in verità, celano tutto il modo di vivere e di comportarsi nei confronti di un determinato concetto. Quando diciamo che il tempo è denaro, stiamo manifestando una metafora concettuale, ovvero, stiamo dichiarando che viviamo il concetto del denaro in modo sovrapponibile a quello del tempo e di conseguenza nei confronti del tempo e del denaro ci comportiamo in modo altrettanto sovrapponibile: paghiamo la connessione con MB al secondo, veniamo pagati per ore di lavoro e se abbiamo un debito con la società lo estinguiamo offrendo in cambio denaro per pagare una multa o tempo della nostra vita per un periodo di reclusione.
lo studio della metafora per il terapista è fondamentale anche per comprendere il vissuto dei malati nei confronti della loro patologia, ad esempio, quando i malati riferiscono nei confronti della gamba: “È come se avessi un tronco” stanno offrendo al riabilitatore un’opportunità imperdibile di comprendere come il paziente stia vivendo un aspetto della sua patologia e come si stia riorganizzando nei suoi confronti. In altre parole utilizzando quella metafora il paziente è come se stesse dicendo:
“Cara riabilitatrice, se vuoi comprendere cosa sento e cosa provo quando cammino, devi immaginare di avere un tronco al posto della gamba, quindi devi capire che il tronco ha delle caratteristiche specifiche: è rigido, non ha snodi, potrebbe essere più grande e soprattutto è pesante. Capirai quindi che quando devo camminare ho necessità di impiegare più forza per spostare la gamba e devo compiere un movimento con la schiena per ruotarla all’esterno e non far strisciare il piede, ora forse puoi capire anche perché compare tutta questa spasticità”
Dietro una semplice frase, sento la gamba come un tronco, il paziente rivela che ciò che sta vivendo assomiglia veramente a quanto raccontato e il suo modo di comportarsi ne è la conseguenza. Proviamo a utilizzare lo stesso microscopio per analizzare la metafora ” Sono un guerriero e sconfiggerò il mostro”, ma prima di tutto cerchiamo di capire in quale contesto viene generata tale metafora perché non è presente in tutte le fasi del percorso del paziente nei confronti della malattia.
Quando il paziente diventa un Eroe e quando l’ictus diventa un Mostro?
L’ictus fin da subito assume i connotati di un Mostro, difficile trovare altre metafore per un evento violento, malvagio, sadico, e spaventoso come quello di un ictus. Il mostro per natura si accanisce sugli innocenti stappandogli con prepotenza ciò che a loro più caro: la gioia di vivere. Non c’è prepotenza senza che questa inneschi una reazione da parte di chi la subisce e la reazione deve essere proporzionata a all’attacco subito, per questo i pazienti deve vestire i panni dei supereroi, guerrieri arruolati per una sfida epica, uccidere il mostro e riprendersi la propria vita. La metafora del guerriero è familiare a ogni paziente, chiunque in seguito a un ictus o altre gravi malattie, accade lo stesso per i tumori, si è sentito dire da un familiare o amico: “Credo in te, sei una guerriera, lo sconfiggerai questo mostro“. La nascita della metafora del guerriero è pressoché contemporanea a quella del mostro, sono complementari e si autoalimentano, ci troviamo pertanto proprio agli inizi del percorso del paziente, sono passati solo pochi giorni dall’ictus e per lo più durerà per il primo anno certamente, in alcuni casi anche entro il secondo anno. Perché è una metafora a tempo?
Guerriero a tempo determinato
La missione del guerriero è sconfiggere il mostro, ma è anche una lotta contro il tempo, perché i pazienti e familiari nei giorni successivi all’ictus, quando chiedono informazioni al personale sanitario sulle possibilità di recupero e sui tempi, spesso ricevono come risposta: “È difficile dirlo adesso, la lesione è stata grave se non vediamo un recupero significativo in 6-12 mesi, poi sarà difficile“. Non c’è tempo da perdere, bisogna mettersi a testa bassa e lavorare sodo, senza troppe chiacchiere e piagnistei, la paziente deve fare il carico di determinazione e buttarsi con tutta se stessa nella lotta contro il mostro e il campo di battaglia sarà proprio la palestra della fisioterapista.
Metafora che funziona sul breve periodo
La vita di una persona che viene stravolta in una manciata di secondi, una parte del corpo che non funziona più e forse anche la parola insieme a tanti altri disturbi della percezione e della cognizione, metterebbe a terra anche la persona con lo spirito più solido del mondo. È facile lasciarsi andare e chiudersi in se stessi, specialmente quando vengono prospettati esiti incerti e spesso infausti ed è per questo che la metafora del guerriero assume un ruolo centrale nell’orientare tutte le risorse del paziente ad offrire tutte le sue risorse possibili per affrontare la riabilitazione con dovere e abnegazione perché il guerriero da Nord a Sud e da Oriente a Occidente ha delle caratteristiche che lo contraddistinguono.
- Determinazione
- Abnegazione
- Onore
- Orgoglio
- Generosità
- Coraggio
- Valore
- Forza
- Altruismo
- Carisma
- Resistenza
- Spirito di sacrificio
- Disciplina
Anche i terapisti si trovano a dover alimentare la metafora del guerriero nei loro pazienti perchè offre indubbi vantaggi nel produrre un riorientamento immediato ed efficace per affrontare il durissima riabilitazione post ictus. La metafora del guerriero funziona, non ci sono dubbi, ma sul breve periodo, perché un anno passa in fretta e a meno che la lesione non sia stata minima, tale da garantire un recupero spontaneo, allora il mostro non verrà sconfitto, per lo meno non nel modo in cui i pazienti intendono, perché sconfiggere ill mostro significa riappropriarsi di tutto ciò che con prepotenza il mostro ha sottratto, il controllo totale sul proprio corpo e sulla propria vita; il ritorno alla condizione precedente all’ictus. Questo tipo di recupero, non è escluso, ma come appena accennato è il risultato di eventi la cui gravità è minima, per tutti gli altri è molto probabile che il primo anno non sia sufficiente, ed è proprio allo scadere di questa data di scadenza che la metafora del guerriero rischia di rimbalzare contro il paziente come boomerang, mettendolo a terra e facendogli sentire tutto il peso della sconfitta. Non aver recuperato il proprio corpo e la propria vita, significa aver lasciato vincere il mostro, aver deluso tutti oltre che se stessi e non avere più carte buone da giocare, visto che i mesi per il recupero erano i primi 12 e quelli sono già passati. La metafora del guerriero e del mostro, ha la sua utilità sul breve periodo, ma rischia di creare difficoltà evolutive nel lungo periodo.
Cosa c’è dopo il guerriero e il mostro?
È una domanda a cui è importante dare una risposta, perché se è vero che il paziente nel suo percorso di guarigione deve attraversare degli stadi evolutivi che sono certamente “fisici”, ma allo stesso tempo anche “esistenziali”, deve poter esserne consapevole in modo da non subirli ed esserne al contrario l’artefice consapevole. In un articolo precedente ho provato identificare le varie tappe del percorso evolutivo che dovrà affrontare il paziente e la differenza tra recupero e guarigione, quella del guerriero è solo una delle tappe, la seconda, preceduta solo da quella del primissimo periodo in seguito all’evento. Nel prossimo articolo parleremo di una delle possibili tappe successive a quella del guerriero e del mostro, quella del tempo scaduto.
Alcune Risorse utili
InteraMente
È il libro nato dall’esigenza di condividere con professionisti, pazienti e familiari la mia esperienza con il recupero post ictus e la neurocognitiva di Perfetti, al suo interno ho predisposto 2 capitoli dove potrai trovare molti esercizi con cui iniziare le prime terapie con la neurocognitiva.
Mini guida
Ho voluto realizzare un piccolo e-book gratuito per dare una panoramica immediata sul problema della riabilitazione dell’ictus. Ci sono 10 cose che devi sapere sull’ictus e in aggiunta ho messo 4 video di esercizi che puoi provare fin da subito in casa con il tuo fisioterapista o con un tuo familiare.
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Bibliografia
LAKOFF G., JOHNSON M. (2004), Metafora e vita quotidiana, Bompiani, Milano.
LAWLEY J., TOMPKINS P. (2003) Mente e metafore, Gruppo editoriale Infomedia, Pisa.
MORABITO C. (2002) La metafora nelle scienze cognitive, McGraw-Hill Education, New York
SARMATI V. (2020) InteraMente, alla scoperta del cervello nel recupero post ictus, Stroke Therapy Revolution, Marsalforn