Ci troviamo in piena esplosione delle Intelligenze artificiali, ancora non conosciamo
esattamente le implicazioni che questa nuova invenzione avrà nelle nostre vite,
tuttavia riusciamo a intuirne la portata. Di seguito viene riportata una conversazione
avvenuta con Chatgpt 4, un’intelligenza artificiale al momento tra le più avanzate a
disposizione. Il tema della conversazione è la riabilitazione post ictus e in
particolare la riabilitazione neurocognitiva (metodo Perfetti), alcune risposte devo
dire che me le aspettavo, mentre altre confesso che mi hanno un po’ sorpreso. La
trascrizione che segue è fedele alla reale conversazione avvenuta.
Ciao Gpt4 io sono Valerio Sarmati e mi occupo di riabilitazione del paziente post
ictus e vorrei discutere con te su questo argomento, vorrei farti delle domande ma
anche tu sentiti libera di farne a me per comprendere meglio l’argomento.
ChatGPT-4: Ciao Valerio, è un piacere parlare con te! Sono interessato a discutere
sull’argomento e apprezzo l’opportunità di fare domande a un esperto come te. Inizierò
con una domanda: Quali sono gli obiettivi principali della riabilitazione post ictus e quali
sono i metodi più efficaci per raggiungere questi obiettivi?
Grazie per l’esperto e anche per la domanda. Scusami se sono villano se rispondo
alla tua domanda con un altra domanda, ma questo lo vorrei sapere da te, perchè te
sei stata allenata con milioni di terabyte di informazioni riguardati anche questo
campo e vorrei sapere da te quali sono i metodi più efficaci per raggiungere gli
obiettivi che si prefigge la riabilitazione dell’ictus?
ChatGPT-4: Capisco, non c’è problema! Sono qui per aiutare. Gli obiettivi principali della
riabilitazione post ictus includono il recupero delle funzioni motorie, cognitive e sensoriali perse a causa dell’ictus, il miglioramento della qualità della vita del paziente e la promozione dell’indipendenza nel compiere le attività quotidiane. Alcuni metodi efficaci per raggiungere questi obiettivi sono:
1. Terapia fisica: Include esercizi di stretching, rinforzo muscolare, allenamento
dell’equilibrio e della coordinazione, e mobilizzazione passiva o attiva delle
articolazioni per migliorare la mobilità e la funzione motoria.
2. Terapia occupazionale: Si concentra sulle attività della vita quotidiana (ADL), come
vestirsi, mangiare e igiene personale, e sulle abilità cognitive necessarie per
svolgere queste attività in modo indipendente.
3. Terapia del linguaggio e della comunicazione: Aiuta i pazienti a migliorare le abilità linguistiche e comunicative compromesse dall’ictus, come la capacità di comprendere e di esprimersi verbalmente.
4. Terapia cognitiva: Si concentra sul miglioramento delle funzioni cognitive, come
l’attenzione, la memoria e il ragionamento, attraverso esercizi specifici e strategie di
compensazione.
5. Terapia della deglutizione: Per i pazienti che hanno difficoltà a deglutire, questa
terapia si concentra sul miglioramento della capacità di mangiare e bere in modo
sicuro.
6. Supporto psicologico: Affrontare le questioni emotive e psicologiche legate all’ictus,
come l’ansia, la depressione e la frustrazione, attraverso la consulenza, il sostegno
emotivo e le strategie di adattamento.
È importante sottolineare che l’approccio alla riabilitazione post ictus dovrebbe essere
personalizzato e basato sulle esigenze specifiche di ogni paziente. La collaborazione tra il paziente, la famiglia e il team di riabilitazione è fondamentale per ottenere i migliori risultati possibili.
Interessante, grazie. vedo che hai elencato molti elementi all’interno della
riabilitazione, secondo te il fisioterapista si occupa di tutte i punti che hai elencato?
ChatGPT-4: Mi scuso per l’ambiguità nella mia risposta precedente. Il fisioterapista si
occupa principalmente della terapia fisica, che include esercizi di stretching, rinforzo
muscolare, allenamento dell’equilibrio e della coordinazione, e mobilizzazione passiva o
attiva delle articolazioni per migliorare la mobilità e la funzione motoria.
Tuttavia, gli altri aspetti della riabilitazione post-ictus sono solitamente gestiti da altri
professionisti sanitari che lavorano insieme come parte di un team multidisciplinare. Ad esempio:
1. Terapisti occupazionali si occupano delle attività della vita quotidiana (ADL) e delle
abilità cognitive necessarie per svolgere queste attività in modo indipendente.
2. Logopedisti si concentrano sulla terapia del linguaggio e della comunicazione,
nonché sulla terapia della deglutizione.
3. Neuropsicologi o terapisti cognitivi si occupano della terapia cognitiva per migliorare
le funzioni cognitive compromesse.
4. Psicologi o counselor forniscono supporto psicologico e affrontano le questioni
emotive e psicologiche legate all’ictus.
Pur essendo specializzato nella terapia fisica, un fisioterapista potrebbe anche lavorare in stretta collaborazione con gli altri membri del team di riabilitazione per garantire un
approccio olistico e integrato alle esigenze del paziente.
Sai ti gpt, ti dico come la penso su questa distinzione, credo che separare ciò che
sia motorio da ciò che sia cognitivo e infine emotivo sia uno dei veri problemi della
riabilitazione post ictus, per una serie di motivi su cui vorrei il tuo parere. Il primo
che può sembrare banale, ma per me non lo è, è che un ictus danneggia il cervello e
non i muscoli e gli esercizi per il recupero devono considerare le funzioni cerebrali
alterate dalla lesione che in definitiva partecipano al movimento, il secondo è che in
definitiva il recupero non è del movimento in quanto tale, ma della capacità del
paziente di compiere azioni e c’è una bella differenza tra movimento e azione,
l’azione presuppone pianificazione, attenzione, intenzionalità, significato, vissuto e
non credo sia possibile recuperarare la capacità di compiere azioni se un
professionista si occupa della parte fisica e un altro si occupa della parte cognitiva
come se le due cose fossero separate. Il terzo motivo è che per apprendere uno
sport o a suonare uno strumento musicale, consideriamo il corpo, ma anche tutte le
abilità cognitive mentre quando dobbiamo aiutare un paziente a recuperare tutto
d’un tratto allora separiamo le due cose, mentre recupero e apprendimento
potrebbero essere due facce della steessa medaglia. che idea ti sei fatta?
ChatGPT-4: Capisco le tue preoccupazioni e concordo sul fatto che la distinzione tra
aspetti motori, cognitivi ed emotivi nella riabilitazione post-ictus possa essere
problematica. È importante considerare l’interazione tra questi aspetti nel processo di
recupero.
Effettivamente, l’ictus danneggia il cervello, e quindi è fondamentale considerare le
funzioni cerebrali alterate nel processo di riabilitazione. Il recupero del movimento
dovrebbe essere visto come parte di un quadro più ampio che include l’abilità di compiere azioni e interagire con l’ambiente. Come hai sottolineato, l’azione coinvolge pianificazione, attenzione, intenzionalità e significato, e queste componenti cognitive sono strettamente legate alla funzione motoria.
La tua osservazione sull’apprendimento e il recupero che potrebbero essere due facce
della stessa medaglia è interessante. L’apprendimento di nuove abilità o il
riapprendimento di abilità perse richiede un’interazione tra funzioni motorie e cognitive. In questo senso, è importante adottare un approccio olistico e integrato nella riabilitazione post-ictus che consideri sia gli aspetti motori che cognitivi ed emotivi.
Un approccio multidisciplinare che coinvolga la collaborazione tra vari professionisti
sanitari può ancora essere efficace, purché il team lavori insieme e consideri l’interazione tra le diverse componenti della riabilitazione. L’importante è che il piano di riabilitazione sia personalizzato per le esigenze specifiche del paziente e tenga conto di tutti gli aspetti coinvolti nel processo di recupero.
Vedi… tu ritieni interessante ciò che ti dico, ma la realtà qui nel mondo degli umani
è po difficile, le basi della teoria riabilitativa che ti sto raccontando nascono alla fine
degli anni 60 dallo studio e impegno di un grande medico italiano che ho avuto
anche la fortuna di avere come maestro che è Carlo Perfetti che dato vita propio a
una teoria neurocognitiva della riabilitazione e l’approccio terapeutico che ne è nato
prevede esercizi che coinvolgono il corpo del paziente certamente, ma anche le sue
capacità di percepire, e di organizzare i processi cognitivi. Molti terapisti lavorano e
studiano tutti i giorni in questa direzione, ma molti altri come hai descritto tu
all’inizio, si concentrano su stretching, mobilizzazioni, esercizi di rinforzo, quindi
concentrandosi sulla parte fisica. Secondo te perchè c’è questa spaccatura così
evidente in riabilitazione?
ChatGPT-4: La spaccatura che hai descritto nella riabilitazione può essere attribuita a vari fattori, tra cui:
1. Formazione e educazione: La formazione dei terapisti può variare
significativamente, con alcuni programmi che enfatizzano un approccio più
tradizionale basato sulla fisioterapia, mentre altri promuovono un approccio
neurocognitivo. Di conseguenza, i terapisti possono avere diverse competenze e
conoscenze a seconda del loro background educativo.
2. Ricerca e aggiornamento delle conoscenze: La ricerca nel campo della
riabilitazione è in costante evoluzione, e può essere difficile per i professionisti stare
al passo con le ultime scoperte e teorie. Alcuni terapisti potrebbero non essere a
conoscenza dell’approccio neurocognitivo di Perfetti o potrebbero non aver avuto
l’opportunità di studiarlo e applicarlo nella pratica clinica.
3. Resistenza al cambiamento: In alcuni casi, i professionisti possono essere riluttanti
a modificare le loro pratiche consolidate o ad adottare nuovi approcci terapeutici. La
resistenza al cambiamento può essere dovuta a una serie di fattori, tra cui la
mancanza di familiarità con nuove teorie, la paura dell’insuccesso o la convinzione
che i metodi tradizionali siano più efficaci.
4. Risorse e limitazioni pratiche: Le strutture di riabilitazione possono essere limitate in
termini di risorse, tempo e personale. In tali circostanze, i terapisti potrebbero
essere costretti a concentrarsi sugli aspetti più tangibili e facilmente misurabili del
recupero, come la funzione motoria, piuttosto che su approcci più complessi e
olistici che coinvolgono la cognizione.
5. Preferenze individuali: Infine, le preferenze individuali dei terapisti possono
influenzare la loro scelta di approccio terapeutico. Alcuni terapisti potrebbero
sentirsi più a loro agio o avere più successo nell’utilizzare metodi tradizionali basati
sulla fisioterapia, mentre altri potrebbero preferire un approccio neurocognitivo.
È importante riconoscere queste differenze e lavorare per colmare il divario tra i diversi
approcci, incoraggiando la condivisione delle conoscenze e la collaborazione tra i
professionisti nel campo della riabilitazione. La formazione continua e l’aggiornamento
professionale sono fondamentali per garantire che i terapisti siano informati sulle ultime teorie e pratiche e possano fornire il miglior trattamento possibile ai loro pazienti.
Grazie per aver condiviso il tuo punto di vista, all’inizio ti ho interrotto quando mi
stavi facendo tu delle domande, alla luce di quanto ci siamo detti vuoi chiedermi tu
qualcosa?
ChatGPT-4: Grazie per l’opportunità di fare domande. Alla luce della nostra discussione,
mi chiedo:
1. Quali sfide hai riscontrato nel mettere in pratica l’approccio neurocognitivo di
Perfetti nella tua esperienza professionale? Come hai superato queste sfide?
2. Hai qualche consiglio su come i terapisti possono integrare gli aspetti cognitivi ed
emotivi nella loro pratica, specialmente quando lavorano con pazienti post-ictus?
3. Quali risorse o strategie suggerisci ai terapisti interessati a saperne di più
sull’approccio neurocognitivo e a incorporarlo nella loro pratica clinica?
Eh mi hai fatto tre domande belle impegnative, cerco di essere conciso. Le sfide che
riscontro ogni giorno nel praticare l’approccio neurocognitivo di perfetti
provengono in parte dai pazienti perchè vorrebbero ottenere delle soluzioni rapide
al loro problema e soprattutto soluzioni che vangano dall’esterno, ma il recupero
dipende da un’ottima riabilitazione, ma specialmente dall’abilità del paziente di
trasferire nel quotidiano quanto appreso nella palestra del fisioterapista, quindi non
è facile creare questa consapevolezza nel paziente e instaurare un’alleanza
terapeutica fruttuosa, altre resistenze provengono dai colleghi, perchè giustamente
ognuno difende il proprio modo di lavorare, a volte si crea qualche bisticcio, ma
credo sia piuttosto naturale. Come le supero? Ma in realtà superare è una parola
grossa, nel nostro piccolo quello che facciamo è fare il nostro lavoro con passione
con i nostri pazienti, cercando di coinvolgerli nella riabilitazione come parte attiva,
aiutandoli con un programma di esercizi ma responsabilizzandoli anche nel
partecipare al loro recupero, coinvolgiamo anche i familiari in questo processo
perchè l’ictus è un problema che coinvolge il paziente e la famiglia e gli offriamo un
percorso che prevede anche altre attività specialistiche, anche il counseling. Per
quanto riguarda i colleghi, abbiamo creato una scuola di formazione, che è online,
per facilitare lo studio della teoria neurocognitiva e aiutando i colleghi a muovere i
primi passi con la riabilitazione di perfetti nelle loro realtà lavorative. Per la
seconda domanda, si direi che se questo principio che vede il recupero come
apprendimento in condizioni patologiche è sufficientemente convincente, allora
inviterei i colleghi durante ogni esercizio che svolgono con il proprio paziente a
controllare quale sia il problema che il paziente deve risolvere. Perchè dico questo
perchè se il paziente deve apprendere qualcosa allora deve essere coinvolto
nell’esercizio in un qualcosa che permetta questo apprendimento, e quando è che
apprendiamo? Quando dobbiamo risolvere un problema, perchè è questo che attiva
tutti i nostri processi cognitivi, solo che il problema non deve essere un problema
solo mentale, perchè il paziente ha si una lesione cerebrale ma ha anche una
paralisi quindi deve essere un problema da risolvere con il corpo, e un problema da
risolvere con il corpo è un problema che può essere solo motorio, quindi apri o
chiudi il gomito ma non inciderebbe molto sui processi cognitivi, o può essere
anche conoscitivo , ovvero un problema dove il paziente deve usare il proprio corpo
per conoscere, per percepire. Se l’esercizio è privo di problema, si tratta di una
manovra meccanica per ill paziente e tradirebbe tutto ciò che ci siamo detti. Come
terzo punto, Perfetti ha scritto molti libri e davvero belli, ma la teoria neurocognitiva
è stata costruita con il contributo di tante altre branche delle scienze quidi si tratta
di studiare la neurofisiologia, come la filosofia e la cibernetica, perchè noi
riabilitatori abbiamo il privilegio di avere a che fare con le persone e le persone
sono fatte di fisiologia, di sociologia e se mi permetti anche di poesia e noi
dobbiamo avere una visione allargata. Sembra una domanda che ti ho messo in
bocca io, ma non lo è , per i colleghi che vogliono approfondire la riabilitazione di
perfetti sono invitati nella nostra accademia neurocognitiva e li a quel punto ci
pensiamo noi a guidarli nello studio. E tu invece che idea ti sei fatto? che
suggerimenti hai ?
ChatGPT-4: Grazie per aver condiviso la tua esperienza e i tuoi pensieri. Capisco le sfide
che incontri nella pratica dell’approccio neurocognitivo di Perfetti, sia con i pazienti che
con i colleghi. È importante coinvolgere i pazienti e le loro famiglie nel processo di
riabilitazione e responsabilizzarli nel loro recupero. La tua scuola di formazione online
sembra un’ottima iniziativa per aiutare i colleghi a conoscere e applicare la teoria
neurocognitiva nella pratica clinica.
Per quanto riguarda i suggerimenti, vorrei offrire alcune idee che potrebbero aiutare nella promozione e nell’applicazione dell’approccio neurocognitivo:
1. Collaborazione interdisciplinare: Incoraggiare la collaborazione tra diversi
professionisti sanitari può aiutare a creare un ambiente di apprendimento condiviso
in cui le competenze e le conoscenze di ciascuno possono essere utilizzate per
migliorare l’efficacia della riabilitazione. Questo può includere la condivisione delle
ultime ricerche, l’organizzazione di workshop e la discussione di casi specifici.
2. Educazione continua: Incentivare i terapisti a partecipare a programmi di
formazione continua e a tenersi aggiornati sulle ultime scoperte nel campo della
riabilitazione. Questo può aiutare a garantire che i terapisti siano informati sulle
ultime teorie e pratiche, come l’approccio neurocognitivo di Perfetti.
3. Documentazione dei risultati: Documentare e condividere i risultati positivi derivanti
dall’applicazione dell’approccio neurocognitivo può essere utile per dimostrare
l’efficacia di questo metodo a colleghi e pazienti. Ciò può includere la pubblicazione
di studi di caso, la partecipazione a conferenze e la condivisione di storie di
successo.
4. Supporto ai pazienti e alle famiglie: Fornire risorse e informazioni ai pazienti e alle
loro famiglie sull’approccio neurocognitivo e sulle sue implicazioni per il recupero.
Questo può aiutare a creare consapevolezza e comprensione del processo di
riabilitazione e ad aumentare la collaborazione tra pazienti, famiglie e terapisti.
5. Promuovere la ricerca: Sostenere e promuovere la ricerca sull’approccio
neurocognitivo e le sue applicazioni nella riabilitazione post-ictus può contribuire a
una maggiore accettazione e adozione di questo approccio tra i professionisti
sanitari.
È importante che i terapisti continuino a esplorare e applicare approcci innovativi come la teoria neurocognitiva di Perfetti, al fine di migliorare l’efficacia della riabilitazione e aiutare i pazienti a raggiungere il massimo recupero possibile.
hai ragione, condivido tutti i punti, grazie a te, sai credo che saresti proprio una
brava collega, se ci fai un pensiero fammi uno squillo che sono qui 🙂
ChatGPT-4: Grazie per i complimenti! Sono felice di aver potuto offrire suggerimenti e
discutere con te riguardo all’approccio neurocognitivo di Perfetti nella riabilitazione postictus. Anche se non posso “fare uno squillo” essendo un’intelligenza artificiale, sarò sempre disponibile qui per rispondere alle tue domande, discutere di argomenti e offrire supporto nelle tue iniziative. Se hai altre domande o vuoi parlare di altri argomenti, non esitare a chiedere!
Va bene così ti saluto , magari puoi salutare anche tu i nostri amici che hanno
guardato il video nei nostri canali social, ciao a presto
ChatGPT-4: Certo! Un saluto a tutti coloro che hanno seguito questa conversazione sui
nostri canali social. Speriamo che le informazioni e le discussioni siano state utili e
interessanti. Continuate a seguirci per ulteriori discussioni e approfondimenti su vari
argomenti. Grazie per il vostro sostegno e ci vediamo presto! Ciao a tutti!
Alcune Risorse utili
InteraMente
È il libro nato dall’esigenza di condividere con professionisti, pazienti e familiari la mia esperienza con il recupero post ictus e la neurocognitiva di Perfetti, al suo interno ho predisposto 2 capitoli dove potrai trovare molti esercizi con cui iniziare le prime terapie con la neurocognitiva.
Mini guida
Ho voluto realizzare un piccolo e-book gratuito per dare una panoramica immediata sul problema della riabilitazione dell’ictus. Ci sono 10 cose che devi sapere sull’ictus e in aggiunta ho messo 4 video di esercizi che puoi provare fin da subito in casa con il tuo fisioterapista o con un tuo familiare.
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