Ieri parlando con il mio team ho notato che con delicatezza e con parole misurate, cercavano di dirmi qualcosa.
In sintesi secondo loro rappresenterei per la mia stessa organizzazione l’ostacolo più grande in termini di comunicazione. Sarà mai Possibile?
Sì è possibile e condivido appieno il loro pensiero; io stesso ero già arrivato alla stessa conclusione già qualche tempo addietro. Non è molto complicato comprendere come un’organizzazione che si occupa di riabilitazione post ictus debba comunicare al proprio pubblico. Deve fare leva sui bisogni, le emozioni e i desideri di quelli che sono i potenziali clienti/pazienti, in altre parole deve comunicare ciò che il suo pubblico vuole sentirsi dire.
E cosa vorrà mai sentirsi dire un pubblico fatto di persone che hanno subito un ictus e tutti i loro familiari? Ovviamente che il recupero è possibile, che è a portata di mano con il Metodo X, la Clinica Y, il Farmaco Z e quel nuovo Robot W. Finalmente la soluzione che cercavano è disponibile.
Fateci caso, chiunque offra dei servizi riguardanti l’ictus e la sua cura, sia esso un centro, un libero professionista o un’azienda, fa semplicemente leva sui punti sopra citati.
Perché il mio team invece pensa che io rappresenti un ostacolo alla comunicazione della mia stessa organizzazione? Perché negli ultimi anni la mia ricerca si sta dirigendo all’analisi di tutti quei motivi per cui a volte la riabilitazione fallisce, anche quella svolta dal miglior professionista che segue il miglior approccio riabilitativo del mondo. Mi interessa scoprire la natura di questi fallimenti perché ritengo che in essa risieda la risposta a molti dei quesiti che affliggono la nostra riabilitazione.
Non ci vuole un genio del marketing per comprendere quanto sia dannoso alla comunicazione di un’azienda il suo direttore che utilizza termini come fallimenti e afflizione, invece di caricare a molla il suo pubblico con parole cariche di speranza e buoni propositi come fanno tutti. Sarebbe davvero sufficiente bombardare l’audience di recensioni positive dei propri utenti, di video di miglioramenti dei propri pazienti e di quanto siano autorevoli, studiosi e bravi i professionisti del team.
In definitiva non ci mancano le recensioni positive e le storie di successo, video del prima e del dopo e persone che parlano bene di noi, perché non concentrarci solo su questi aspetti che si adattano così bene alla filosofia social? Questo è ciò che delicatamente il mio team cercava di dirmi, quasi pregandomi di cambiare registro comunicativo e questi invece sono i motivi per i quali al momento non posso fare diversamente da quello che sto facendo.
- Se fossi stato programmato per adeguarmi a come tutti interpretano un certo argomento e allinearmi agli altri, non avrei mai creato Stroke Therapy Revolution che dal 2008, quando ancora in molti non avevano una casella e-mail, aiuta pazienti con programmi di riabilitazione in casa, sfruttando tutte le potenzialità delle telecomunicazioni e portando il metodo Perfetti nelle case di tutti.
- Se il mondo della riabilitazione post ictus fosse bello e rosa come gli altri erogatori di servizi ce lo narrano, perché invece la realtà è fatta da circa un milione di persone in tutta Italia che ogni giorno fa i conti con la propria disabilità e la difficoltà di accedere a servizi di riabilitazione di qualità? Mettere sotto il tappeto questa grande fetta di realtà farà bene al marketing dell’azienda, ma ci allontana dal capire i motivi per cui tanti progetti riabilitativi non decollano e senza nascondersi sempre dietro all’alibi della gravità lesione.
- Avrei voluto scrivere come ulteriore motivo che in definitiva, qui sono il capo e nonostante mi piaccia ascoltare tutti alla fine si fa come dico io. Non lo posso scrivere, perché nonostante sia vero che sono il capo, alla fine anche io devo fare ciò che mi viene imposto da altri a cui devo dare conto tutti i giorni: la missione e la coscienza. Tutti noi di Stroke Therapy abbiamo giurato di lottare per la missione che recita poche parole, ma molto chiare “alleggerire il peso dell’ictus dalle spalle delle persone”. Alleggerire questo peso non significa solo far leva sulle speranze, ma combattere tutti quegli ostacoli che invece il peso lo aggravano.
- C’è da dire che non è che io proibisca al mio team di comunicare buone recensioni o video dei miglioramenti dei nostri pazienti anzi, sono molto felice nel vedere pubblicati i loro progressi, perché sono il frutto di un grande lavoro del paziente, del familiare e di noi tutti ed è giusto celebrarli, ma sento il bisogno di comunicare anche l’altra faccia della medaglia, quella fatta di pazienti che sono lontani dal comprendere la necessità di lavorare sulla percezione, di imparare a controllare la spasticità con la testa e di assumere una posizione attiva nel processo di cura senza aspettare che il recupero dipenda dalla bravura del terapista.
- In fondo, in fondo poi credo anche che i simili si attraggano e che comunicare in modo sincero e realistico tutte le pieghe di questo mondo, mi aiuti a scremare all’entrata tante di quelle persone con cui comunque non entrerei in sintonia. Quelli che dopo due settimane nonostante i progressi evidenti, si sentono delusi perché si aspettavano un miracolo. Quelli che attendono che il recupero gli sia dovuto solo perché pagano un servizio senza metterci nulla del proprio e quelli che si abbattono al primo ostacolo. Credo che il paziente e il familiare che sappiano ascoltare i richiami di speranza, ma anche quelli alla responsabilità stiano già compiendo il loro primo atto riabilitativo e siano i più adatti ad ottenere il successo terapeutico.
- Provo fastidio quando qualcuno tenta di manipolarmi pensando che non me ne accorga come se non fossi intelligente a sufficienza e credo che sia giusto offrire agli altri lo stesso rispetto che pretendo per me stesso, quindi, se sono a conoscenza di alcuni aspetti di questo mondo e li ritengo rilevanti per la riuscita del trattamento, perché non dovrei parlarne?
- Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi, diceva un saggio. Forse se ammettiamo che il mondo del recupero dopo ictus debba fare un salto in avanti, dovremmo smettere di comunicare sempre la stessa cosa promuovendo solo la faccia bella e pulita e iniziare invece a mostrare anche la faccia brutta della riabilitazione
CONTATTI
ALCUNE RISORSE UTILI
InteraMente
È il libro nato dall’esigenza di condividere con professionisti, pazienti e familiari la mia esperienza con il recupero post ictus e la neurocognitiva di Perfetti, al suo interno ho predisposto 2 capitoli dove potrai trovare molti esercizi con cui iniziare le prime terapie con la neurocognitiva. – Acquista il libro –
Mini guida
Ho voluto realizzare un piccolo e-book gratuito per dare una panoramica immediata sul problema della riabilitazione dell’ictus. Ci sono 10 cose che devi sapere sull’ictus e in aggiunta ho messo 4 video di esercizi che puoi provare fin da subito in casa con il tuo fisioterapista o con un tuo familiare. – Scarica E-book gratuito-