Durante una riunione con tutto il team, l’argomento è caduto su come le persone che non conoscono il nostro modo di lavorare, percepiscano le visite online. Cristina che si occupa dell’attenzione al paziente, spesso si trova a parlare con pazienti e familiari, che vorrebbero iniziare a lavorare con la Riabilitazione Neurocognitiva di Perfetti, ma quando sentono la parola “on-line” non riescono a comprendere come sia possibile che una visita per un paziente che ha subito un ictus possa essere eseguita senza contatto fisico.
C’era stato anche un evento in particolare che aveva stimolato in noi la riflessione e che non era la prima volta che accadeva.
Durante una visita online con un paziente, sentivo che il suo nome mi era familiare allora gli chiesi:
“Scusi Sig. Franco (nome di fantasia), ma il suo nome non mi è nuovo, ci siamo già visti o sentiti?”
Franco e la moglie annuiscono e lei rispose:
“Sí dottore, l’avevamo contattata 3 anni fa per fare una visita, ma poi non se ne è fatto nulla”
A me non spaventa vedere un paziente dopo 3 o 4 anni dall’ictus e sono sempre piuttosto confidente di riuscire ad aiutarlo a migliorare, però è chiaro che quando riesco a fargli fare una buona riabilitazione dopo pochi mesi dall’evento, sono più sollevato perché ho meno problemi da dover correggere e un maggior potenziale da poter sfruttare.
“Come mai se posso chiedere, cos’è successo?” chiesi io.
Sempre la moglie un po’ dispiaciuta:
“È che volevamo una visita con lei, ma non aveva in programma nessun corso in Italia e Cristina dell’amministrazione ci ha proposto una visita online”
Il commento della signora non rispondeva alla mia domanda del motivo per cui non ci eravamo visti, per questo incalzai:
“Sì negli ultimi anni non sono venuto in Italia molto spesso, ma perchè non ci siamo visti online alla fine?”
Non era mia intenzione interrogare il paziente o metterli in difficoltà, però mi trovavo di fronte a un caso con una fortissima spasticità, ancora un evidente neglect e che in questi 4 anni dal suo evento stava a malapena in piedi, quindi la mia non era una semplice curiosità, volevo capire quale fosse stato l’ostacolo che non avesse permesso a questo mio paziente di farsi aiutare prima e non perdere così tre anni preziosi.
“Perchè volevamo che visitasse Franco dal vivo, non volevamo farla online”
A quel punto, non ho continuato perchè non sarebbe stato corretto aggiungere un carico o una responsabilità in più su tutto il dramma che dovevano già gestire, ovviamente non dico che una visita online sia migliore di una visita dal vivo, ma per far trascorrere tre anni prima di prendere una decisione, significa che dietro il tema delle visite online c’è molto più pregiudizio di quanto io possa immaginare.
Per questo al termine della riunione decidemmo di scrivere un articolo sull’argomento.
Mentre scrivevo l’articolo, Michela durante una seduta di counseling di gruppo con alcuni pazienti, ebbe l’idea di chiedere a loro, che avevano vissuto in prima persona la diffidenza della visita online, cosa ne pensassero.
L’articolo era completato ed era una noiosa elencazione tecnica, al limite della giustificazione, di come io fossi in grado di portare a termine egregiamente il mio compito anche con una video chiamata.
Non ero sereno mentre scrivevo, perchè partivo dal presupposto che ritenevo chiaro che le visite online fossero uno strumento importantissimo e che non c’era bisogno di giustificare nulla, visto che se avessi pensato che non mi permettessero di fare il mio lavoro, io per primo non le avrei mai proposte ai pazienti.
Quando però vidi il video realizzato dai nostri pazienti ho cambiato idea e ho cestinato l’articolo che elencava i vantaggi e l’efficacia della visita online sostituendolo con questo che lascerà spazio alle parole stesse dei nostri pazienti, ma non prima di una precisazione che mi ha ispirato l’ascolto delle loro testimonianze.
Il nostro modo di vedere la riabilitazione richiede un’emancipazione del paziente e della famiglia che si traduce in una presa di responsabilità nei confronti del recupero. Anche se il desiderio di tutti è quello di ottenere il recupero grazie all’aiuto di un robot che muova gli arti al posto del paziente o un intervento chirurgico risolutivo la realtà è che ogni miglioramento passa dalle capacità del paziente di trasferire nel suo quotidiano quello che apprende durante le sedute con il fisioterapista e dal coinvolgimento consapevole della famiglia.
Chi decide di ricevere un consulto online, ha già soddisfatto in parte questa prima prerogativa di responsabilità, perchè il successo della visita online dipende anche dalla partecipazione del familiare e del paziente che si trovano dall’altra parte dello schermo.
https://youtu.be/g3ipe6RUeOMProbabilmente non scrivevo l’articolo sulle visite online con serenità perchè in realtà da parte nostra non dovremmo facilitare più di tanto questa presa di decisione, perchè un paziente e un familiare che non si predispongono a gestire la responsabilità richiesta per una visita online, poi non avrà nemmeno le caratteristiche sufficienti per poter costruire il percorso di recupero mettendosi attivamente in gioco, perchè la visita online o dal vivo deve avere questo come fine ultimo: quello di individuare il percorso terapeutico più adatto, ma non esistono scorciatoie per il recupero e sarà sempre richiesta la collaborazione viva del paziente e della famiglia.
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